RIFLESSIONI SULLA DISPLASIA DELL’ANCA
(tratto da un testo di
M. Nathlorst)
La displasia dell’anca o displasia coxo-femorale è una
malformazionedell’articolazione dell’anca che può essere individuata nel corso
della crescita del cucciolo la cui incidenza è maggiore nelle razze grosse e
pesanti e con accrescimento veloce. Questa malattia non è congenita, cioè
presente alla nascita come si riteneva precedentemente, ma è causata da diversi
fattori. La displasia si misura seguendo un protocollo molto rigido e con
l’aiuto di materiale sofisticato usato da esperti abilitati. Da questo
protocollo si deduce che una quotazione di displasia deve tener conto di una
moltitudine di parametri dove il più importante (in caso di radiografie
accettabili), ed anche il più delicato da interpretare, è la misura dell’angolo
di Norberg; l’angolo varia a seconda dell’età del cane e si deve considerare
che la iperlassità dei legamenti è normale nei cani in crescita, ecco perchè
l’OFA (Orthopedic Foundation For Animals, una delle prime commissioni di
lettura creata nel 1996 negli Stati Uniti) non accetta di leggere lastre prima
dei due anni di età di qualsiasi cane ed esprime la sua valutazione del grado
di displasia soltanto dopo il consulto di almeno 3 esperti abilitati. L’angolo
varia ugualmente anche a seconda della bravura del veterinario che esegue la
lastra e anche a seconda che il cane sia o non sia stato sottoposto ad
anestesia per poter eseguire questo esame; inoltre la misurazione dell’angolo
di Norberg può essere seriamente falsata dalla scarsa competenza di chi legge
le radiografie ed anche dalla scarsa qualità delle stesse. La testa del femore
non è perfettamente rotonda e quindi non è facile individuare il centro esatto,
quindi anche un errore banale anche di un solo millimetro fa variare la lettura
della lastra; ecco perchè, in caso di sospetta displasia di un cane venduto,
l’allevatore chiederà assolutamente di ripetere le radiografie. Purtroppo
l’ultima moda incoraggia a fare lastre preventive anche ad un cucciolo di due
mesi ma a quell’età un cucciolo è come se fosse fatto di gomma e l’iperlassità
è assolutamente normale. Di fatto la displasia si vede nel corso della crescita
e può essere aggravata e addirittura provocata da certe manipolazioni (come per
esempio il protocollo di presa per le radiografie ufficiali), può presentare
gradi diversi, può passare totalmente inosservata... Eventuali zoppicamenti nel
cucciolo non sono sempre sintomo di displasia e non c’è alcuna relazione tra il
grado di zoppicamento ed il grado di displasia. Se non ci sono segni evidenti e
forti di dolore fisico del cane e se questo dolore può essere ridotto con
trattamenti medici, la chirurgia deve essere l’ultima alternativa. Purtroppo
con la displasia il Labrador, cane di moda, è diventato il soggetto preferito
per centinaia di veterinari che hanno trovato un modo molto efficace per
rinnovare i loro apparecchi radiologici e modernizzare le sale operatorie,
omettendo spesso di dire che (in alcuni casi) è la natura stessa a provvedere a
far vivere il cane in modo normale, con il solo aiuto di qualche
antidolorifico, in quanto l’artrosi della vecchiaia non dipende necessariamente
dalla displasia. Tra i fattori che possono causare displasia, oltre ai traumi,
non ha poca importanza l’alimentazione; il Dott. Belfied ha messo in evidenza
che la composizione del collagene è diversa nelle razze predisposte alla
displasia e che una displasia coxo-femorale nel cane può essere soltanto
bilaterale, considerando quindi che una displasia unilaterale può essere
soltanto di natura accidentale. Secondo i suoi studi la displasia sarebbe
direttamente dipendente da una buona sintesi del collagene che, a sua volta, è
direttamente collegata ad una alimentazione adeguata per un corretto sviluppo e
formazione delle ossa, della cartilagine e dei muscoli.
Martine Nathorst
AD OGNUNO IL SUO!
E’ di primaria importanza la premessa che
questo mio articolo non ha lo scopo di scatenare inutili polemiche ne quello di
accusare un’intera categoria (poichè professionisti seri e meno seri si trovano
ovunque) ma bensì quello di sottolineare come la mancanza di collaborazione, e
in alcuni casi il puro interesse economico e la mancanza di stima preconcetta,
possa essere causa di un problema ormai dilagante. In questo ultimo periodo ho
ricevuto molte, preoccupanti segnalazioni (da parte di famiglie che hanno un
nostro cane ma anche di perfetti sconosciuti) in merito ad alcuni Veterinari
che hanno proposto e fortemente incentivato accoppiamenti tra soggetti senza
fornire alcuna informazione ai proprietari circa i controlli sanitari preventivi
da effettuare per le principali patologie della razza; sarebbe quindi opportuno
suggerire al cliente di rivolgersi all’Allevatore del cane che potrà
supportarlo e consigliarlo per il meglio, così come viene spesso consigliato di
rivolgersi allo stesso quando non si esita ad imputargli le colpe delle più
disparate patologie eventualmente riscontrate al cane visitato. Premesso e
superfluo confidarvi il mio profondo dispiacere nel constatare la poca
considerazione con la quale a volte vengono recepite le informazioni che vi
forniamo (sia verbalmente che in forma scritta) al momento della consegna del
cucciolo e le nostre raccomandazioni circa la necessità primaria di consultarci
preventivamente per ogni esigenza, ancor più per quanto riguarda l’eventuale
decisione di far accoppiare il vostro cane, vi invito a riflettere che pensare
ad un accoppiamento responsabile inizia con il porsi subito una serie di
domande molto dirette: “Perchè? Ho le conoscenze, lo spazio, il tempo, il
denaro per poter gestire una cucciolata in modo adeguato? Sono consapevole che
probabilmente dovrò tenere con me i cuccioli ben oltre i 60 giorni perchè dovrò
selezionare le nuove famiglie con coscienza e responsabilità fornendo loro
l’assistenza necessaria per il benessere del cucciolo?”. I canili sono pieni di
cuccioli nati solo perchè si ritiene indispensabile far “provare alla cagnolina
l’esperienza della maternita’” per poi scoprire che alla piccola interessa più
la passeggiata al parco o dormire nel nostro letto anzichè allattare ed
accudire i cuccioli (e quindi dovremo farlo noi); perchè è “innaturale la
sterilizzazione” mentre è molto meglio sottoporla allo stress di “cucciolate
occasionali” regalate a 40 giorni a chiunque pur di disfarsene; perchè “non
vediamo l’ora di coccolare i “batuffoletti” per poi scoprire che questi piccoli
esseri assorbono tutte le nostre energie, il nostro tempo e moltissimo del
nostro denaro perchè vanno curati, puliti, nutriti, fatti giocare e tutto
magari in 60 mq di casa in condominio tra bisogni ed abbai per la felicità di
tutti i vicini... Il discorso è molto lungo e complesso e fatto da un
Allevatore scatena subito “lo dice perchè ci guadagna” ma ormai, sinceramente
mi scivola addosso. Quello che mi preoccupa maggiormente è proprio il fenomeno
emergente di professionisti veterinari che si sostituiscono all’Allevatore,
creando un grandissimo danno alla tutela degli standard di razza e
paradossalmente all’abbassamento dell’incidenza di patologie che, proprio per
merito di Allevatori seri, si è ottenuto in molti anni con tanto impegno e
fatica; un lavoro immenso che rischia di essere annullato affidando un compito
così serio come quello di allevare a persone che non hanno alcuna conoscenza in
merito e che si trovano ad affrontare una situazione enormemente complessa.
Così come l’Allevatore non può e non deve sostituirsi al Medico Veterinario,
così il veterinario non può e non deve invadere il campo delle conoscenze
specifiche di un Allevatore, non sottovalutando anche l’importanza fondamentale
di non vanificare un patrimonio genetico faticosamente ottenuto e che si
disperde attraverso accoppiamenti improvvisati. Tutto sarebbe molto più facile,
veloce e valido se Allevatori, Veterinari e Educatori scoprissero il fantastico
mondo della collaborazione ma lo sappiamo molto bene che questo è tutto un
altro discorso!
Simona Siracusa
SOCIALIZZIAMO????...Ma anche no.
Esistono tre tipologie di proprietari di cani in relazione alla socializzazione canina: - quelli “Ma
diventano amici…”, tonti beati di consentire al loro cane di piazzare
allegramente il loro nasone tutti i sotto coda di altri cani, saltargi al collo
al grido “banzai” o puntando il tartufo contro quello dell’altro, e
puntualmente di colpo perdere la loro espressione beata non appena, con un
guizzo di dignità lupoide, l’altro cane solleva minacciosamente il labbro e
scopre due sciabole affilate pronte a difendere il proprio onore; - quelli “Il
mio è maschio/la mia è femmina”, come se la sessualità dei cani fosse vissuta
in modo manualistico e quindi se è dell’altro sesso per forza deve starmi
simpatico/a, indipendentemente se sto beatamente per i cavoli miei, se sto
mangiando, se sono nel mio spazio territoriale o semplicemente se mi girano le
balle… - quelli “Tranquillo, il mio è buono” e tu prontamente “Il mio no!”,
perché tanto è inutile spiegare per la milionesima volta che non si tratta di
essere buoni o cattivi, si tratta semplicemente di valutare se il cane al quale
hai infilato tra le zampe il tuo desiderava che tu lo facessi. Quindi,
chiariamo un concetto: una corretta e tempestiva socializzazione in un cucciolo
(ed anche in un cane adulto) è sempre necessaria affinchè sappia relazionarsi
con gli altri, comprendere i segnali di gioco, di sottomissione e/o di
dominanza riducendo al minimo i rischi di un’aggressione, imparare in sintesi a
dialogare con i consimili; più o meno quello che avviene tra noi esseri umani,
spingiamo i nostri figli ad a vere una vita sociale attiva allo scopo di
sapersi confrontare con varie personalità, imparando a valutare le situazioni,
ma di certo nessuno si è mai sognato di dire loro di andare in giro ad
abbracciare e baciare tutti coloro che incontrano per strada indistintamente.
Ragioniamo! Ogni cane ha una prorpioa individualità composta principalmente da:
- una sua “memoria di razza” in funzione della quale ci sono razze più inclini
alla socializzazione ed altre meno, in stretta correlazione al tipo di lavoro
per il quale sono state selezionate; - una naturale predisposizione forgiata
dalle esperienze vissute, ossia non possiamo sapere se quel cane abbia subito
precedenti aggressioni, se sia vissuto in un ambiente privo di stimoli o
coercitivo come un canile, se non sia stato sufficientemente ed adeguatamente
socializzato da piccolo…; - una sua personalissima indole come un carattere
schivo, timoroso o eccessivamente morboso verso il proprietario, oppure
diffidente verso i suoi consimili o eccessivamente dominante nei loro
confronti. Molti proprietari pensano che il rapporto che il loro cane
stabilisce con altri cani sia determinato solo ed esclusivamente dal suo
comportamento ma la socializzazione è un gioco a due o più di due! Allevo
Labrador Retriever da molti anni e la loro natura è “peace and love”; per loro
il mondo è un grande parco giochi e il gioco è con tutti, esseri umani, cani,
oggetti e animali di varie specie, eppure ci sono occasioni nelle quali anche
un labrador non desidera veder invadere la propria riservatezza; anche un
“tenero buffone” come il labrador ha diritto alla propria tranquillità e
manifesta questa sua necessità anche in modo evidente. Discorso più complesso
riguarda altre razze come gli Akita Americano; cani spesso tolleranti e docili
con gli esseri umani ma molto poco inclini a socializzare con i consimili,
soprattutto se gli si fiondano addosso senza essere stati invitati a farlo… Non
cercano la zuffa ma se gli dai un valido motivo non perdono l’occasione di
chiarire in modo inequivocabile di che pasta son fatti! Spesso ho visto cani
molto docili reagire in modo determinato davanti a tentativi invadenti di gioco
da parte di altri cani, perché con problemi di salute o anziani e quindi
notevolmente infastiditi perché indifesi di fronte a situazioni a noi
apparentemente innoque. Quindi, cari umani ricordate che il guinzaglio oltre ad
essere uno strumento di controllo del vostro cane è un mezzo fondamentale per
la sua sicurezza e per quella degli altri cani; non lasciatelo penzolare
allegramente mentre parlate di fatti vostri, non allungatelo per far si che il
vostro amico con la coda possa gettarsi incoscentemente addosso a chi capiti a
tiro di zampa, e non indignatevi se vi si fa notare che il proprio cane non
tollera l’invadenza del vostro perché, contrariamente a quello che pensate, tra
voi due quello che più ha rispetto del proprio amico con la coda è proprio
quello che ne accetta l’individualità e che cortesemente vi invita a fare
altrettanto!
Simona Siracusa