GREY E LA MAGIA DELL'AKITA AMERICANO
Convivo con Grey da meno di un mese e posso solo esserne semplicemente entusiasta. Non è il mio primo cane (sin da ragazzino ho avuto a che fare con molossi di varie razze) e non è il mio primo Akita americano
(da otto anni posseggo/mi possiede una femmina dal carattere deciso ma anche in piena sintonia con me e con la mia famiglia). Grey è bello (capirai! Basta vederlo in foto) ma lo è anche relazionarsi con lui; rispetta in pieno le caratteristiche della razza, compresa una sana diffidenza nei confronti degli estranei, ma da subito emerge anche il suo desiderio di collaborazione con il compagno umano. Sicuramente aveva già
vissuto delle esperienze positive a partire dalle passeggiate al guinzaglio, visto che non solo NON tira ma addirittura trasmette una dose di serenità, anche quando incontra altri cani (come già detto, sempre mantenendo l’atteggiamento dominante di un Akita ma senza esasperazioni); sono allergico ai gatti ma sono convinto che Grey saprebbe adattarsi ad una convivenza anche con questi, un po’ per quel desiderio di collaborazione e un po’ per un istinto predatorio sì innegabile ma meno marcato che in altri Akita (a partire dalla mia femmina, che adoro ma riconosco come una vera killer di gatti … sempre salvati dal sottoscritto). Grey è un Akita americano maschio, dunque mi mette e mi metterà alla prova … è giusto ed è una delle cose che ho sempre amato del rapporto con i cani “importanti”; nel suo caso si tratta di piccole provocazioni, come rubare un oggetto e scappare felice come un bambino per tutto il giardino … la vera difficoltà è non farsi troppo sedurre dalla sua simpatia, e fingersi severi (trattenendo la risata istintiva) …
ma sono tutti step che portano solo a comprendersi meglio, tanto che ad oggi, questi atteggiamenti sono di fatto svaniti, sostituiti da una bella intesa anche nelle fasi di gioco. Grey è un guardiano attento, nell’arco di poche ore aveva già preso possesso del territorio (che divide a fasi alterne con la femmina, visto che a causa del carattere duro di quest’ultima, non mi sogno di farli entrare in conflitto … col tempo arriverà
anche il momento del gioco condiviso); la sera perlustra il perimetro del giardino, abbaia solo in caso di necessità come ogni buon Akita e la notte dorme nella sua cuccia posizionata di fianco alla porta d’ingresso.
Ovviamente ha anche accesso all’interno di casa, dove si è dimostrato curioso ma anche rispettoso degli oggetti e del mobilio (dopo aver ringhiato un paio di volte alla tivù spenta che rifletteva l’immagine di un
grosso Akita maschio!); torno a sottolineare l’approccio sempre sereno di Grey, elemento molto importante perché, oltre a trasmettere buon umore, aiuta anche nell’affrontare le piccole cose quotidiane (come
l’andare in giro in mezzo alla gente). Tutto questo dimostra che un cane, se ben selezionato ed allevato, può entrare nella vita di una famiglia anche ad età più avanzata; il cucciolo stile peluche Trudy è senz’altro un elemento di piacere e seduzione innegabile ma dura poco e, se proveniente da cucciolate di dubbia origine o da allevatori “cagnari”, può riservare dolorose sorprese (dolorose perché avere problemi
comportamentali o di salute con un cane è sempre un elemento di sofferenza); al contrario, approcciarsi a cani anche più adulti ma cresciuti in contesti sani, sia per quanto riguarda la salute sia per quel che concerne l’educazione, offre prima di tutto piacevoli scorciatoie (il cane in gran parte ha già superato gli ostacoli della prima crescita, è sotto i nostri occhi quello che sarà) e non ultimo ci permette di avere da subito un compagno con cui condividere il quotidiano (che si tratti di una passeggiata o della protezione della famiglia).
Un’ultima cosa … quando cammino con Grey adoro fermarmi in certi punti della campagna e godermi i panorami silenziosi … lui sembra il primo a voler gustare quei momenti, rimanendo immobile, gustandosi qualche grattino intorno alle mandibole e regalandomi quella sensazione che solo negli Akita americani ho trovato in pieno, ossia avere un cane un po’ lupo, un po’ orso, e se non fosse tutto sommato di fatto un’offesa, potrei dire anche un po’ umano!
E.B.
Articolo interessante per comprendere meglio anche il carattere dell'Akita Americano
IL PESO DELLA STORIA E DEGLI ANTENATI
Perchè l'Akita Inu non è socievole? Perché è un combattente?
Perché non dovremmo mettere insieme due cani dello stesso sesso?
Le grandi domande che affrontiamo quotidianamente... e perché le ragioni dell'abbandono sono sempre di più, per mancanza di informazione, mancanza di pensiero e mancanza di cultura storica razziale.
Non è importante sapere per capire?
Oh, certo, ti ricorderemo Hatchi.... e parliamo di "razza ancestrale"... con questo lato misterioso del Giappone... ma cos'è esattamente?
E perché siamo arrivati all'akita oggi?
Vi illustrerò il perché di come recuperare il testo del nostro educatore cinofilo Levi ZOHAR, molto ben documentato, lontano da quello che si trova su internet... e alcune canne che ho potuto rileggere questa settimana.
(tenere? Finalmente un educatore che si è preso il tempo di fare delle vere ricerche! )
E allora!!!! La storia di Akita Inu.......
L'akita inu ha le sue radici nella Valle di Odate ma anche nelle campagne circostanti della Prefettura di Akita come testimoniano molte tracce storiche e scavi archeologici.
I cani domestici, il cui numero era notevolmente aumentato a causa di una situazione economica favorevole, sono stati gradualmente utilizzati per combattimento e quindi per il tempo libero.
"Dopo la restaurazione Meiji nel 1868, questi combattimenti tra cani divennero veri eventi pubblici e molti di questi cani furono scoperti a Odate, che allora fu chiamata "La città dei cani", quindi non è un caso che Hatchi fosse lì" Visse, morto e fu celebrato Ecco qui.
Alla razza sono stati attribuiti diversi nomi come:
Dallo a Inu, Kazuno Inu, Riconosco questo
Comunque tutti concordano che questi erano buoni cani regionali e tra questi si distinguono due tipi di cani a seconda della loro utilità.
I cani che vivevano in città erano spesso usati nei combattimenti e poi venivano chiamati "Kuwae Inu" o "Kuriya Inu" secondo il dialetto locale.
Quelli che vivevano in campagna e in montagna erano piuttosto abituati a caccia e venivano chiamati "Matagi Inu".
In entrambi i casi questi cani erano più o meno uguali, allevati in aree molto locali per secoli.
Quindi questi cani sono gli antenati dei giorni nostri akita inu, che ha ereditato i loro geni per centinaia e centinaia di anni, non c'è dubbio che questi cani regionali debbano essersi anche incrociati tra loro.
Quindi possiamo trasportare la storia di questi cani alla mezza età giapponese, questo è facile, ma sembrerebbe che l'akita possa essere derivato anche prima da un grosso cane cinese, il GOU.
Così questi cani sono stati allevati secondo le condizioni sociali e ambientali dell'uomo da tempo immemorabili fino alla metà dell'era Meiji (1890) e l'incrocio tra queste razze diventava sempre più frequente a causa di precessanti combattimenti tra cani che divennero eventi reali popolari.
Questi incroci sono stati ricercati per cani sempre più imponenti e più "feroci" e questo ha portato ad un incrocio con Mossos e Tosa, questi cani che lentamente perdono alcune caratteristiche dei cani giapponesi hanno come la coda avvolta nel mezzo del 19 secolo.
Una breve sosta sulla storia... e sì... metà del 19... non è poi così vecchio!!!! e vediamo gli akita con la coda arricciata... Una specie di debolezza per alcuni... ancora oggi.
I combattimenti tra cani sono stati vietati nel 1908.
Nel 1931, la razza fu designata come monumento storico in Giappone e quasi scomparsa durante la seconda guerra mondiale e fu ricreata da un piccolo numero di cani, salvati in montagna.
Nel 1947 si svolse la prima gara di akita inu, organizzata con una sfilata di una ventina di cani salvati, tutti provenienti dalla regione di Odate.
60 cani erano presenti nel 1948 e la razza nota allora fu un grande successo in Giappone, ma le origini di questi cani rimasero poco chiare, cani da caccia, cani da combattimento, tutte le caratteristiche di antichi incroci si trovavano ovunque.
La costituzione e il censimento dei pedigree divennero poi una priorità per gli allevatori.
Lungo processo di ripristino dell'akita inu...
Solo negli anni '60 l'akita inu come lo conosciamo nel suo standard è stato fissato, con il colore rosso (1960, era questa mattina nella scala di storia della gara)
bene bene bene allora...... e i nostri cani al giorno d'oggi... akita importato in Europa solo dagli anni '80 da Mr Patrick SUARD..... (1980..... era pochi minuti fa sulla scala di storia della nostra gara preferita)
Ancora una volta... siamo così insolenti da fargli qualcosa di diverso da quello che sono?
Restiamo umili davanti alla storia, davanti alla natura e alla tradizione.
La storia ancestrale della razza non spiega cosa sono e per cosa devono essere amati, rispettati senza essere cambiati dall'educazione con metodi talvolta stravaganti e ignoranti.
Questa storia spiega anche perché alcuni cani sono più tolleranti di altri.... meno reattivo.
Impara cosa hai nelle mani, torna indietro nel tempo e rispetta la storia, hai scelto una razza ancestrale radicata nella tradizione millenaria di un paese.
Educare al rispetto e alla conoscenza e sii umilmente consapevole dei confini, tuoi, del tuo cane, della natura e della storia.
Non per niente ho scelto Levy ZOHAR e il nome della sua rivista o ho avuto queste fonti storiche, oltre che nel libro del sig. SUARD, il primo ad aver portato gli akita in Francia.
Fonte: Akita Inu Romain Tillet e Patrick Suard
Levy Zohar, rivista l'Inné et l'Acquis Magazine giugno luglio 2022
FAQ SULL'AKITA AMERICANO
- E' un cane aggressivo. - Assolutamente falso. Non è un
cane aggressivo senza motivazione, anzi è piuttosto altezzoso ed indifferente a
varie provocazioni ma non accetta passivamente tentativi di sottomissione ed in
molti soggetti la dominanza è spiccata. Una buona selezione, attenta anche al
carattere, ed una corretta educazione sono alla base di tutto.
- Il maschio è
più bello. - Come nella maggior parte delle specie animali, il dimorfismo
sessuale (la differenza morfologica tra i due sessi) deve essere evidente,
quindi sicuramente il maschio ha una mole più importante ed è più
"appariscente" ma anche le femmine di Akita Americano, sempre se di
buona selezione, sono fisicamente molto belle e con una struttura notevole.
Considerate inoltre che un maschio di questa razza, a seguito degli effetti del
testosterone, accentua dominanza e possessività e quindi sicuramente più
impegnativo nell'educazione; quasi sempre sconsigliamo un maschio a chi non
conosce profondamente la razza e non abbia esperienza.
- E' un cane poco
affettuoso. - E' invece molto dolce con il nucleo familiare ma moderatamente
diffidente verso gli estranei; è giocherellone e, per molti aspetti, buffo...
-
E' testardo e poco obbediente. - Non confondiamo la sua sicurezza e una notevole
capacità decisionale con la testardaggine, anzi è un cane dalle capacità di
apprendimento notevoli ma non accetta facilmente imposizioni che reputi
immotivate. E' un cane molto rispettoso delle regole ma devono essergli
impartite da chi rispetta perchè ne ha piena fiducia.
- Non può convivere con
altri cani o gatti. - E' estremamente affettuoso e protettivo con chi considera
parte del suo "branco" ma il suo forte istinto predatorio e la sua
tendenza alla dominanza possono provocare reazioni non desiderate all'esterno
del suo ambito familiare. L'inserimento di altri animali va fatto gradatamente
e sotto attenta supervisione.
- Non è adatto alla vita in appartamento. - A
dispetto della sua mole importante, è un cane che si adatta benissimo alla vita
in appartamento, purchè gli venga garantita un'attività motoria quotidiana. E'
estremamente pulito e non è iperattivo, il suo pelo è quasi inodore, ama molto
sonnecchiare tranquillo ed abbaia raramente.
- Il suo pelo è complicato da
curare. - La cura del mantello in questa razza è importantissima ma non così
complessa da gestire: spazzolate frequenti con attenzione a non
"spezzare" il pelo, lavaggi con prodotti di alta qualità (soprattutto
nel periodo della muta) e un'alimentazione adeguata sono fondamentali.
- Mangiano
molto. - Non sono dei "mangioni", infatti non si lasciano
"corrompere" facilmente da bocconcini e premi vari.
- Sono troppo
indipendenti. - Adorano la loro famiglia umana e sono particolarmente devoti e
fedeli ma non sono invadenti e riescono benissimo a percepire lo stato d'umore
di chi amano, adeguando il loro comportamento.
Simona Siracusa
AKITA AMERICANO; CANE D'APPARTAMENTO?
Gli Akita sono buoni
cani d’appartamento? Questa è una delle domande più frequenti. Facendo fede al
libro “The World of the Akita” di Barbara J. Andrews, tratterò questo
argomento. ” Dovendosi adattare alla vita con le persone, sia in abitazioni
lussuose che in umili dimore, l’Akita mette un po’ da parte il suo lato da orso
e diventa un gatto fuori taglia. E’ incredibilmente pulito! Forse è proprio
questo uno dei motivi per cui non fa fatica a fare amicizia con i gatti,
infatti gli Akita convivono pacificamente con i gatti di famiglia. Non solo
sono dei rompiscatole ad intermittenza, ma hanno un raffinato senso di igiene.
Proprio come i gatti, amano pulirsi, spazzolarsi… e ballare come orsi! “ La
risposta è: sì! Sono cani capaci di vivere il giardino esattamente come di
adeguare i loro comportamenti alla vita in appartamento. Gli Akita sono
composti e calmi, ma soprattutto sono ESTREMAMENTE puliti. Non voglio creare
dei falsi miti: sono degli esseri viventi e come tali può capitare che,
dormendo sul freddo pavimento, formino su di esso degli aloni con l’aria che
espirano dai loro giganti nasoni; o che lascino qualche macchia se hanno
camminato su prati umidi e non si sono deterse e asciugate loro le zampe prima
di entrare in casa; magari qualche gocciolina d’acqua può sfuggire dal loro
controllo mentre bevono, ma in linea generale sono cani davvero educati e
posati. E qui il bello: NON PUZZANO! Si sporcano e accarezzandoli può capitare
di trovarsi le mani NERE di sporcizia, ma il loro pelo resta inodore. A puzzare
possono essere fiato e zampe, ma sono odori impercettibili e generalmente
tollerabili. Confermo anche quanto scritto dalla signora Andrews: vivono
pacificamente con i gatti. Ma questo è un argomento sul quale tornerò
prossimamente. Che dire dei peli? Come già spiegavo in un articolo precedente,
gli Akita, esclusi i periodi di muta (due volte l’anno per circa 2/3
settimane), non perdono peli. In questo differiscono (e battono per 1 – 0) dai
gatti. Ma, essendo gli Akita dei cani nordici, non soffrono la vita in
appartamento? HA HA HA! Anche no. Anzi… Qualcuno avrà provato a farvelo
credere, ma ecco un segreto: è una bugia! Certo chiunque (cane, gatto o essere
umano) preferirebbe avere una villa con giardino, ma ciò non significa che in
appartamento stia male. Ovviamente, pur non essendo gli Akita cani iperattivi,
non deve mancare loro un po’ di movimento (trattasi di almeno 40 minuti al
giorno di passeggiata, o di corsa in aree apposite). Non disdegnano le gite al
lago, in montagna o le lunghe passeggiate. Grazie alla loro buona muscolatura,
sono cani resistenti, ma il loro benessere fisico non risente di una vita più
“normale”. Sono, dico io, “cani dal culetto (-one) pesante”. Loro AMANO sia
starsene tranquilli in casa sia un buon coinvolgimento all’aperto. Per rendere
più chiara la loro insofferenza alla vita di casa: il mio maschio, Clay, quando
piove si RIFIUTA di uscire! Lo devo proprio forzare! E una volta fuori fa scene
da circo per non toccare con le zampe la disgustosissima erba bagnata! La
prassi è: pipì in tempi da record (preferibilmente su un palo lungo il
marciapiede), cacca SPARATA come proiettili nelle aiule (senza entrarvici e
solo se sta veramente scoppiando) e via a casa, all’asciutto! MA, per assurdo,
ama la neve (ama mangiarla). Ci sono delle attenzioni che devo avere in casa? I
BALCONI! Gli Akita non temono le altezze e i giovani maschi hanno maggiore
audacia che buon giudizio. E’ noto che essi siano in grado di lanciarsi dal
secondo piano di un palazzo (e qualcuno ha avuto la peggiore delle
conseguenze). Sono cani distruttivi? Questo dipende dal soggetto. I cani
(tutti) sono esseri viventi e in quanto tali vivono emozioni e stati d’ansia o
di stress. Mentirei se vi dicessi che tutti gli Akita sono ottimi cani
d’appartamento. Io ho la fortuna di non dover stare per troppo tempo lontana da
casa e inoltre possiedo un giardino attrezzato di casette coibentate con cucce
per i miei 3 cani; nonostante ciò li ho abituato a trascorrere qualche ora in
casa senza di me. Risultati? Clay, il mio maschio vive in modo molto sereno la
solitudine; Khalilah e Valkiria invece meno. Il fatto è che Clay è un cane
molto sicuro di sè e calmo. Pur essendo vivace è capace di gestire la
lontananza da me. Khalilah e Valkiria invece sono delle cagne un po’ insicure,
perciò trovandosi da sole in casa vanno in stato di stress o di ansia da
separazione. La conseguenza è che vertono su comportamenti distruttivi. Ammetto
che Khalilah in un anno ha fatto moltissimi miglioramenti, quindi non
disperate: con un buon aiuto da parte di educatori cinofili e tanta di Denise
Ferrara pazienza, si raggiungono ottimi esiti. Sono Akita, ovvero cani fieri e
determinati! Mettete in conto che probabilmente qualche danno vi sarà fatto.
Del resto è impensabile di accogliere un animale in casa e poterla mantenere in
condizioni impeccabili. Ogni animale domestico, essendo gli animali più legati
alla parte istintiva che a quella logica e razionale, ha la sua incidenza
distruttiva ai danni dell’ambiente casalingo. Anche un gatto è in grado di
disintegrare tende, divani, poltrone, sedie e chi più ne ha più ne metta!
Spesso accade che il cane, per noia, si avventi su ciò che trova a tiro, quindi
si sfoga distruggendo ciabatte, spigoli dei mobili, cuscini e così via… ma è
questione di tempo e di abitudine. Generalmente si calmano e imparano a gestire
le ore di solitudine. Esistono in commercio degli strumenti che vengono in
nostro aiuto, ovvero i masticativi per cani. Sono dei giochi / appetibili. Non
tutti sono ottimi, alcuni sono persino pericolosi perché con l’usura producono
schegge che possono ferire il cavo orale del cane, ma ce ne sono altrettanti
davvero utili e ampiamente graditi, che limitano i danni all’arredamento di casa. Denise Ferrara
RIFLESSIONI SULLA DISPLASIA DELL’ANCA
(tratto da un testo di
M. Nathlorst)
La displasia dell’anca o displasia coxo-femorale è una
malformazionedell’articolazione dell’anca che può essere individuata nel corso
della crescita del cucciolo la cui incidenza è maggiore nelle razze grosse e
pesanti e con accrescimento veloce. Questa malattia non è congenita, cioè
presente alla nascita come si riteneva precedentemente, ma è causata da diversi
fattori. La displasia si misura seguendo un protocollo molto rigido e con
l’aiuto di materiale sofisticato usato da esperti abilitati. Da questo
protocollo si deduce che una quotazione di displasia deve tener conto di una
moltitudine di parametri dove il più importante (in caso di radiografie
accettabili), ed anche il più delicato da interpretare, è la misura dell’angolo
di Norberg; l’angolo varia a seconda dell’età del cane e si deve considerare
che la iperlassità dei legamenti è normale nei cani in crescita, ecco perchè
l’OFA (Orthopedic Foundation For Animals, una delle prime commissioni di
lettura creata nel 1996 negli Stati Uniti) non accetta di leggere lastre prima
dei due anni di età di qualsiasi cane ed esprime la sua valutazione del grado
di displasia soltanto dopo il consulto di almeno 3 esperti abilitati. L’angolo
varia ugualmente anche a seconda della bravura del veterinario che esegue la
lastra e anche a seconda che il cane sia o non sia stato sottoposto ad
anestesia per poter eseguire questo esame; inoltre la misurazione dell’angolo
di Norberg può essere seriamente falsata dalla scarsa competenza di chi legge
le radiografie ed anche dalla scarsa qualità delle stesse. La testa del femore
non è perfettamente rotonda e quindi non è facile individuare il centro esatto,
quindi anche un errore banale anche di un solo millimetro fa variare la lettura
della lastra; ecco perchè, in caso di sospetta displasia di un cane venduto,
l’allevatore chiederà assolutamente di ripetere le radiografie. Purtroppo
l’ultima moda incoraggia a fare lastre preventive anche ad un cucciolo di due
mesi ma a quell’età un cucciolo è come se fosse fatto di gomma e l’iperlassità
è assolutamente normale. Di fatto la displasia si vede nel corso della crescita
e può essere aggravata e addirittura provocata da certe manipolazioni (come per
esempio il protocollo di presa per le radiografie ufficiali), può presentare
gradi diversi, può passare totalmente inosservata... Eventuali zoppicamenti nel
cucciolo non sono sempre sintomo di displasia e non c’è alcuna relazione tra il
grado di zoppicamento ed il grado di displasia. Se non ci sono segni evidenti e
forti di dolore fisico del cane e se questo dolore può essere ridotto con
trattamenti medici, la chirurgia deve essere l’ultima alternativa. Purtroppo
con la displasia il Labrador, cane di moda, è diventato il soggetto preferito
per centinaia di veterinari che hanno trovato un modo molto efficace per
rinnovare i loro apparecchi radiologici e modernizzare le sale operatorie,
omettendo spesso di dire che (in alcuni casi) è la natura stessa a provvedere a
far vivere il cane in modo normale, con il solo aiuto di qualche
antidolorifico, in quanto l’artrosi della vecchiaia non dipende necessariamente
dalla displasia. Tra i fattori che possono causare displasia, oltre ai traumi,
non ha poca importanza l’alimentazione; il Dott. Belfied ha messo in evidenza
che la composizione del collagene è diversa nelle razze predisposte alla
displasia e che una displasia coxo-femorale nel cane può essere soltanto
bilaterale, considerando quindi che una displasia unilaterale può essere
soltanto di natura accidentale. Secondo i suoi studi la displasia sarebbe
direttamente dipendente da una buona sintesi del collagene che, a sua volta, è
direttamente collegata ad una alimentazione adeguata per un corretto sviluppo e
formazione delle ossa, della cartilagine e dei muscoli.
Martine Nathorst
AD OGNUNO IL SUO!
E’ di primaria importanza la premessa che
questo mio articolo non ha lo scopo di scatenare inutili polemiche ne quello di
accusare un’intera categoria (poichè professionisti seri e meno seri si trovano
ovunque) ma bensì quello di sottolineare come la mancanza di collaborazione, e
in alcuni casi il puro interesse economico e la mancanza di stima preconcetta,
possa essere causa di un problema ormai dilagante. In questo ultimo periodo ho
ricevuto molte, preoccupanti segnalazioni (da parte di famiglie che hanno un
nostro cane ma anche di perfetti sconosciuti) in merito ad alcuni Veterinari
che hanno proposto e fortemente incentivato accoppiamenti tra soggetti senza
fornire alcuna informazione ai proprietari circa i controlli sanitari preventivi
da effettuare per le principali patologie della razza; sarebbe quindi opportuno
suggerire al cliente di rivolgersi all’Allevatore del cane che potrà
supportarlo e consigliarlo per il meglio, così come viene spesso consigliato di
rivolgersi allo stesso quando non si esita ad imputargli le colpe delle più
disparate patologie eventualmente riscontrate al cane visitato. Premesso e
superfluo confidarvi il mio profondo dispiacere nel constatare la poca
considerazione con la quale a volte vengono recepite le informazioni che vi
forniamo (sia verbalmente che in forma scritta) al momento della consegna del
cucciolo e le nostre raccomandazioni circa la necessità primaria di consultarci
preventivamente per ogni esigenza, ancor più per quanto riguarda l’eventuale
decisione di far accoppiare il vostro cane, vi invito a riflettere che pensare
ad un accoppiamento responsabile inizia con il porsi subito una serie di
domande molto dirette: “Perchè? Ho le conoscenze, lo spazio, il tempo, il
denaro per poter gestire una cucciolata in modo adeguato? Sono consapevole che
probabilmente dovrò tenere con me i cuccioli ben oltre i 60 giorni perchè dovrò
selezionare le nuove famiglie con coscienza e responsabilità fornendo loro
l’assistenza necessaria per il benessere del cucciolo?”. I canili sono pieni di
cuccioli nati solo perchè si ritiene indispensabile far “provare alla cagnolina
l’esperienza della maternita’” per poi scoprire che alla piccola interessa più
la passeggiata al parco o dormire nel nostro letto anzichè allattare ed
accudire i cuccioli (e quindi dovremo farlo noi); perchè è “innaturale la
sterilizzazione” mentre è molto meglio sottoporla allo stress di “cucciolate
occasionali” regalate a 40 giorni a chiunque pur di disfarsene; perchè “non
vediamo l’ora di coccolare i “batuffoletti” per poi scoprire che questi piccoli
esseri assorbono tutte le nostre energie, il nostro tempo e moltissimo del
nostro denaro perchè vanno curati, puliti, nutriti, fatti giocare e tutto
magari in 60 mq di casa in condominio tra bisogni ed abbai per la felicità di
tutti i vicini... Il discorso è molto lungo e complesso e fatto da un
Allevatore scatena subito “lo dice perchè ci guadagna” ma ormai, sinceramente
mi scivola addosso. Quello che mi preoccupa maggiormente è proprio il fenomeno
emergente di professionisti veterinari che si sostituiscono all’Allevatore,
creando un grandissimo danno alla tutela degli standard di razza e
paradossalmente all’abbassamento dell’incidenza di patologie che, proprio per
merito di Allevatori seri, si è ottenuto in molti anni con tanto impegno e
fatica; un lavoro immenso che rischia di essere annullato affidando un compito
così serio come quello di allevare a persone che non hanno alcuna conoscenza in
merito e che si trovano ad affrontare una situazione enormemente complessa.
Così come l’Allevatore non può e non deve sostituirsi al Medico Veterinario,
così il veterinario non può e non deve invadere il campo delle conoscenze
specifiche di un Allevatore, non sottovalutando anche l’importanza fondamentale
di non vanificare un patrimonio genetico faticosamente ottenuto e che si
disperde attraverso accoppiamenti improvvisati. Tutto sarebbe molto più facile,
veloce e valido se Allevatori, Veterinari e Educatori scoprissero il fantastico
mondo della collaborazione ma lo sappiamo molto bene che questo è tutto un
altro discorso!
Simona Siracusa
SOCIALIZZIAMO????...Ma anche no.
Esistono tre tipologie di proprietari di cani in relazione alla socializzazione canina: - quelli “Ma
diventano amici…”, tonti beati di consentire al loro cane di piazzare
allegramente il loro nasone tutti i sotto coda di altri cani, saltargi al collo
al grido “banzai” o puntando il tartufo contro quello dell’altro, e
puntualmente di colpo perdere la loro espressione beata non appena, con un
guizzo di dignità lupoide, l’altro cane solleva minacciosamente il labbro e
scopre due sciabole affilate pronte a difendere il proprio onore; - quelli “Il
mio è maschio/la mia è femmina”, come se la sessualità dei cani fosse vissuta
in modo manualistico e quindi se è dell’altro sesso per forza deve starmi
simpatico/a, indipendentemente se sto beatamente per i cavoli miei, se sto
mangiando, se sono nel mio spazio territoriale o semplicemente se mi girano le
balle… - quelli “Tranquillo, il mio è buono” e tu prontamente “Il mio no!”,
perché tanto è inutile spiegare per la milionesima volta che non si tratta di
essere buoni o cattivi, si tratta semplicemente di valutare se il cane al quale
hai infilato tra le zampe il tuo desiderava che tu lo facessi. Quindi,
chiariamo un concetto: una corretta e tempestiva socializzazione in un cucciolo
(ed anche in un cane adulto) è sempre necessaria affinchè sappia relazionarsi
con gli altri, comprendere i segnali di gioco, di sottomissione e/o di
dominanza riducendo al minimo i rischi di un’aggressione, imparare in sintesi a
dialogare con i consimili; più o meno quello che avviene tra noi esseri umani,
spingiamo i nostri figli ad a vere una vita sociale attiva allo scopo di
sapersi confrontare con varie personalità, imparando a valutare le situazioni,
ma di certo nessuno si è mai sognato di dire loro di andare in giro ad
abbracciare e baciare tutti coloro che incontrano per strada indistintamente.
Ragioniamo! Ogni cane ha una prorpioa individualità composta principalmente da:
- una sua “memoria di razza” in funzione della quale ci sono razze più inclini
alla socializzazione ed altre meno, in stretta correlazione al tipo di lavoro
per il quale sono state selezionate; - una naturale predisposizione forgiata
dalle esperienze vissute, ossia non possiamo sapere se quel cane abbia subito
precedenti aggressioni, se sia vissuto in un ambiente privo di stimoli o
coercitivo come un canile, se non sia stato sufficientemente ed adeguatamente
socializzato da piccolo…; - una sua personalissima indole come un carattere
schivo, timoroso o eccessivamente morboso verso il proprietario, oppure
diffidente verso i suoi consimili o eccessivamente dominante nei loro
confronti. Molti proprietari pensano che il rapporto che il loro cane
stabilisce con altri cani sia determinato solo ed esclusivamente dal suo
comportamento ma la socializzazione è un gioco a due o più di due! Allevo
Labrador Retriever da molti anni e la loro natura è “peace and love”; per loro
il mondo è un grande parco giochi e il gioco è con tutti, esseri umani, cani,
oggetti e animali di varie specie, eppure ci sono occasioni nelle quali anche
un labrador non desidera veder invadere la propria riservatezza; anche un
“tenero buffone” come il labrador ha diritto alla propria tranquillità e
manifesta questa sua necessità anche in modo evidente. Discorso più complesso
riguarda altre razze come gli Akita Americano; cani spesso tolleranti e docili
con gli esseri umani ma molto poco inclini a socializzare con i consimili,
soprattutto se gli si fiondano addosso senza essere stati invitati a farlo… Non
cercano la zuffa ma se gli dai un valido motivo non perdono l’occasione di
chiarire in modo inequivocabile di che pasta son fatti! Spesso ho visto cani
molto docili reagire in modo determinato davanti a tentativi invadenti di gioco
da parte di altri cani, perché con problemi di salute o anziani e quindi
notevolmente infastiditi perché indifesi di fronte a situazioni a noi
apparentemente innoque. Quindi, cari umani ricordate che il guinzaglio oltre ad
essere uno strumento di controllo del vostro cane è un mezzo fondamentale per
la sua sicurezza e per quella degli altri cani; non lasciatelo penzolare
allegramente mentre parlate di fatti vostri, non allungatelo per far si che il
vostro amico con la coda possa gettarsi incoscentemente addosso a chi capiti a
tiro di zampa, e non indignatevi se vi si fa notare che il proprio cane non
tollera l’invadenza del vostro perché, contrariamente a quello che pensate, tra
voi due quello che più ha rispetto del proprio amico con la coda è proprio
quello che ne accetta l’individualità e che cortesemente vi invita a fare
altrettanto!
Simona Siracusa